Home News Reddito di dignità: più fondi per contrastare la povertà in Puglia

Reddito di dignità: più fondi per contrastare la povertà in Puglia

Aumenta la dotazione finanziaria regionale per la seconda edizione del reddito di dignità 3.0. Approvata, in Regione, la variazione di bilancio per per garantire continuità alla misura anche per il 2023, con un incremento della dotazione finanziaria dei corrispondenti capitoli di entrata e di spesa. Lo rende noto Mino Borraccino, consigliere del presidente della Regione Michele Emiliano per l’attuazione del piano per Taranto. Si attende, ora, la pubblicazione sul bollettino ufficiale del nuovo avviso pubblico, che darà il via alle domande per questa misura universalistica che ha visto la Puglia tra le prime regioni in Italia che l’hanno adottata per contrastare la povertà.

Beneficiari del reddito di dignità, percettori di una indennità di 500 euro mensili per 12 mesi, sono i cittadini dai 18 ai 66 anni, residenti in Puglia e non beneficiari di altre forme di sostegno al reddito (come reddito di cittadinanza e altre forme di sostegno economico continuativo da parte dei servizi sociali territoriali) con valore Isee non superiore a 9.360 euro (elevabile a 20mila euro per le famiglie con tre componenti minorenni oppure famiglie composte da almeno cinque componenti), valore della componente patrimoniale immobiliare dell’Isee, al netto delle detrazioni, non superiore a 30mila euro, valore della componente patrimoniale mobiliare dell’Isee, al netto delle detrazioni, non superiore a 15mila euro (elevabile a 20mila per le famiglie con tre componenti minorenni oppure famiglie composte da almeno cinque componenti). I percettori devono dare la disponibilità a effettuare almeno 62 ore mensili di attività. «Il governo regionale – spiega Borraccino – grazie all’impegno del presidente Emiliano, promuove in toto l’inclusione sociale attiva dei cittadini in condizioni di disagio socio-economico facendo ogni sforzo per individuare percorsi di ampio reinserimento sociale e lavorativo, mediante la partecipazione a tirocini o altri progetti di sussidiarietà con il “patto di inclusione” fra beneficiario e servizi sociali dell’Ambito territoriale».

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