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L’ex operaio Ilva candidato a Taranto: «Finirò al ballottaggio». Nel programma la chiusura della fabbrica

«Al ballottaggio ci vado io», dice sicuro di sé l’ex dipendente del siderurgico Massimo Battista, rispondendo a chi gli chiede già di eventuali apparentamenti in caso di ballottaggio. Ieri l’ex consigliere comunale eletto nel movimento Cinquestelle, dal quale nel 2019 ha preso le distanze per la politica seguita sul caso dell’Ilva, ha ufficializzato la sua candidatura a sindaco di Taranto alle prossime amministrative.

Sarà supportato dal movimento che ha fondato un anno e mezzo fa, “Una città per cambiare” e da altre due liste: “Periferie al centro” e “Taranto città normale” i cui componenti provengono tutti dalla società civile, «non c’è nessun politico o ex amministratore», ha precisato ieri Battista. Con tre liste, a cui se ne potrebbero aggiungere anche altre, Battista affronta la campagna elettorale, che al momento vede due candidati a capo di due grandi coalizioni, da una parte Rinaldo Melucci e dall’altra Walter Musillo. «Non so come faranno nelle due coalizioni, molto trasversali, ad accontentare tutti, sarà un’impresa difficile. Io da uomo libero non accetterò compromessi né sottomissioni. Non consentirò di dirmi cosa devo fare né a Bari né a Roma».
Una città per cambiare, nasce un anno e mezzo fa, quando Massimo Battista, eletto in consiglio comunale sedeva tra i banchi dell’opposizione, una vera e propria spina nel fianco della maggioranza che sosteneva Rinaldo Melucci. Massimo Battista è tra i protagonisti della forte contestazione che nell’estate del 2012 con un tre ruote irruppe in piazza e bloccò la manifestazione organizzata dai sindacati confederali dopo il sequestro degli impianti Ilva, contestando proprio la vicinanza del sindacato alla proprietà dello stabilimento, accusata in quel momento di gravi reati ambientali. Il tre ruote divenne così il simbolo del comitato, fondato proprio in quei giorni, dei “cittadini e lavoratori Liberi e pensanti”, l’associazione che negli ultimi anni ha organizzato il concerto del primo maggio al parco delle mura greche. “Una città per cambiare” è ora movimento politico.
Battista guarda ad un futuro diverso per la sua città. Una città libera dai camini delle grande industria. Lui ex dipendente Ilva, dice «siamo per la chiusura totale e definitiva della fabbrica d’acciaio che in questi anni ha provocato ingenti danni alla salute dei tarantini, ai palazzi ed anche alla quotidianità di noi tutti. La decarbonizzazione, di cui tanto si sta parlando, non serve a niente. Quello stabilimento ormai obsoleto non è più in grado di reggere la mole di lavoro. Cade a pezzi, praticamente si sta distruggendo da solo. È inutile insistere e tenerlo in piedi, non ci sono le condizioni per proseguire con la produzione senza inquinare e neanche alimentando col carbone si risolverebbero i tantissimi problemi che ci sono attualmente in fabbrica. Ben vengano invece le bonifiche che darebbero lavoro a tanti operai in cassa integrazione». Battista ha anche affrontato il problema di mar Piccolo. «Ė inutile che i mitilicoltori si illudono, per bonificare bisogna chiudere gli impianti di cozze e poi procedere con le concessioni demaniali. Altro punto fondamentale del nostro programma sono le politiche giovanile, per le quali l’amministrazione uscente ha speso zero. Inoltre daremo vita e dignità alle periferie, abbandonate a se stesse».

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