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L’energia tra emergenza e soluzioni

Il tempo dei proclami a cui non seguono azioni, delle sterili dissertazioni tra presunti ideologi, ambientalisti, policy maker nazionali in contrapposizione con quelli locali, deve lasciare spazio ad un’azione concreta sinergica e scientificamente ragionata, nel tentativo di evitare ulteriore spreco di opportunità! Ma quale ricetta dobbiamo introdurre per venir fuori dalla palude internazionale della crisi energetica, dell’incontrollato rialzo dei prezzi, della conseguente ed inevitabile inflazione, per consentire la sopravvivenza delle imprese?

Negli ultimi mesi c’è una crescente comunicazione tesa a ritenere che il nucleare sia un ingrediente indispensabile per determinare l’autosufficienza energetica, raggiungere la neutralità carbonica e ridurre subito la dipendenza dal gas metano e la crisi di settore. Tuttavia, le tecnologie inerenti al nucleare di nuova generazione, basate su piccoli reattori per l’approvvigionamento energetico di aree metropolitane, non solo non possono determinare una soluzione immediata alla crisi legata al riequilibrio dei flussi energetici mondiali, ma implicano costi di investimento elevatissimi e risvolti legati alla accettabilità sociale totalmente irrisolti e ancora completamente inesplorati. Si pensi al farraginoso dibattito occorso nell’ultimo ventennio sull’utilizzo del territorio da destinarsi ad impianti per la produzione di energia rinnovabile, innocua e intrinsecamente sicura, basato su principi che tendevano a preservare la qualità del paesaggio e conseguentemente la qualità di vita di generazioni di persone. Considerando la natura diffusa del “nuovo nucleare”, non sarebbe quanto mai opportuno interrogarsi sulla reale disponibilità ad accogliere tali impianti?

Siamo pronti a considerare una possibilità concreta quella di ospitare reattori nucleari per ogni regione (o per ogni area metropolitana) in nome di un ritorno al piccolo, bello e diffuso? Abbiamo davvero analizzato i risvolti etici derivanti dal determinare, per le prossime generazioni, le problematiche di gestione di questi impianti? Più giusto ed opportuno potrebbe essere dare immediato impulso e avvio a tali ragionamenti, affidando alla scienza (con rinnovate motivazioni) e alla concertazione territoriale i tempi e i modi per riscontrare gli interrogativi più significativi. La risposta più corretta all’attuale momento storico deve invece far ricorso alle tecnologie già mature. Le energie rinnovabili, storicamente definite “energie alternative” giacché già negli anni ’70 si riteneva potessero determinare l’alternativa alle esistenti di allora (fossili e non rinnovabili), esprimono ormai certezze ingegneristiche, lontane dalle sperimentazioni e totalmente mature e appetibili per gli investitori del settore. Mai come in questo momento, una reale liberalizzazione delle quote di mercato per la produzione dell’energia determinerebbe grande disponibilità da parte dei produttori di impianti per rinnovabili. Tali concrete possibilità troverebbero ampio margine di remunerazione per gli investitori proprio in ragione dei prezzi, mai raggiunti prima, delle diverse tipologie di fonti e vettori energetici (gas, elettricità, ecc.). Lo scenario che ne deriverebbe porterebbe essere un immediato riequilibrio della domanda e dell’offerta con conseguente e spontanea rimodulazione (verso il basso) dei prezzi di negoziazione. Indispensabile ed improcrastinabile ingrediente è la trasparenza normativa nel coordinamento delle autorizzazioni e della gestione degli appalti, chiave di volta per evitare intoppi nello sviluppo di impianti e dei nuovi modelli di utilizzo, quali ad esempio quelli delle comunità energetiche, della gestione dell’over-capacity (eccesso di produzione rispetto alla richiesta) che determina lo sviluppo di impianti di storage, per esempio di una economia dell’idrogeno, inteso come verde e prodotto in momenti di sovraproduzione degli impianti non programmabili rinnovabili.

Tali tematiche saranno oggetto di un “Summit Nazionale” al quale parteciperanno tutti i professori universitari italiani dei Sistemi Energetici, della Fisica Tecnica industriale ed Ambientale e l’evento si terrà proprio nel capoluogo pugliese, dal 12 al 14 settembre, presso il Politecnico di Bari, con inaugurazione presso il teatro Kursal Santa Lucia. Il dibattito, co-organizzato dall’Associazione Termotecnica Italiana (ATI) e dalla Regione Puglia, sarà esteso anche alle aziende ed al territorio e sarà incentrato totalmente sulla sfida per il nuovo modello energetico nazionale, puntando i riflettori proprio su decarbonizzazione, comunità energetiche e diversificazione delle fonti di energia, ma anche sui sistemi di efficientamento energetico nei vari scenari di utilizzo delle risorse. Sarà un’intensa tre giorni in cui ci si incontrerà per discutere e delineare le questioni urgenti e le scelte sui temi fondamentali della transizione energetica e delle conseguenze sul nostro sistema industriale e sociale. Un’occasione quanto mai opportuna per suggerire alla nuova nascente governance politica la retta via!

Riccardo Amirante è ordinario di Macchine e Sistemi per l’energia al Politecnico di Bari

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