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Mittal scrive una lettera a Meloni. «Ok a una soluzione amichevole anche per restare in Acciaierie»

«Comprendiamo che il governo preferisce porre fine alla partnership con il nostro gruppo e selezionare un partner diverso con cui programmare il futuro di AdI, nonostante noi abbiamo aiutato AdI a completare in modo pieno e tempestivo il suo piano ambientale, a realizzare 2 miliardi di investimenti e sostenuto la sua attività durante il difficile periodo del Covid e della crisi dei costi dell’energia. Inoltre, abbiamo acconsentito di proseguire questa partnership oltre la formale scadenza di maggio 2022 prevista nell’accordo di investimento originario nell’aspettativa che il sostegno pubblico per AdI, offerto dalle amministrazioni precedenti, si materializzasse». Sono le parole di Aditya Mittal, amministratore delegato di ArcelorMittal, che ha affidato a una lettera, indirizzata a Giorgia Meloni e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, il proprio pensiero in merito alla querelle intorno all’ex Ilva di Taranto. Nella missiva non solo si dichiara favorevole a una soluzione amichevole ma lascia aperta ancora l’ipotesi di una permanenza di Mittal in Acciaierie d’Italia da socio di minoranza.

«Abbiamo preso comunque atto della decisione del governo e quindi, al fine di assicurare un clean break (taglio netto, ndr) – si legge sempre nella lettera – Abbiamo offerto di cedere la nostra intera partecipazione a Invitalia, per un prezzo che riflette solo una frazione del nostro investimento per cassa. Sebbene Invitalia l’abbia rifiutata, tale offerta rimane sul tavolo nel caso in cui il Governo desiderasse riconsiderarla». La prima reazione arriva dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ieri a Matera per una visita nello stabilimento della Mermec (ex Ferrosud) e al Centro di geodesia spaziale dell’Asi. «Se Mittal dovesse fare delle proposte che sono in sintonia con ciò che il Governo ritiene assolutamente necessario, per la salvaguardia dell’impianto e il rilancio produttivo, i soci possono tra loro sempre ovviamente discutere, confrontarsi e raggiungere un’intesa ma non possiamo perdere tempo perché la situazione è davvero grave», ha sottolineato l’esponente dell’esecutivo Meloni. Su un punto Urso preme fortemente: sulla necessità di non perdere più tempo. «Abbiamo il dovere di intervenire anche per far ripartire da subito la manutenzione di impianti difficili e strategici, e noi dobbiamo garantire la sicurezza dei lavoratori», ha sottolineato. Il ministro Urso negli scorsi giorni ha ricordato, però, la necessità di attendere che i tempi siano maturi prima che possa essere attuata l’amministrazione straordinaria di Acciaierie d’Italia.

«Siamo in una fase in cui dobbiamo aspettare le risposte dell’amministratore delegato – ha affermato negli scorsi giorni Urso – Invitalia ha inviato una lettera e l’ad ha 15 giorni, da oggi 13, per rispondere. In questa fase è l’ad il responsabile legale per la continuità dell’azienda e dell’eventuale danno che si potrebbe arrecare agli stabilimenti ove si interrompesse la produzione o non continuasse l’attività dei manutentori. Quando Invitalia avrà la risposta se esistono le condizioni di insolvenza per l’amministrazione straordinaria, si potrà capire se procedere con l’amministrazione straordinaria ordinaria o con quella prevista dal decreto dello scorso anno e concretizzata col decreto che abbiamo appena approvato», ha spiegato il ministro. Si ricorda che, così come previsto dal decreto approvato dal Governo, Invitalia ha inviato una lettera all’amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli per chiedere che la società sia ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria. L’ad dovrà rispondere entro 14 giorni. Se non lo farà, Invitalia potrà chiedere al ministero delle Imprese di attivare la procedura.

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