Home Cronaca Foggia, sette mesi senza Camilla ma anche senza giustizia

Foggia, sette mesi senza Camilla ma anche senza giustizia

Sono passati quasi sette mesi dal tragico incidente in cui perse la vita la giovane avvocata Camilla Di Pumpo, il 26 gennaio, all’incrocio tra via Matteotti e via Urbano a Foggia. Eppure, ancora nessun passo avanti da parte della Giustizia, che appare particolarmente farraginosa in questo caso che ha scosso le coscienze di un’intera cittadinanza.

«Una città che chiedeva risposte, che pretendeva risposte, una famiglia che aveva ed ha il diritto di avere risposte serie, forti, decise, concrete» scrive sul proprio profilo social Mario Aiezza, il giovane compagno di Camilla, che stigmatizza «una Giustizia ancor più lenta del solito».

Dopo l’autodenuncia del 22enne di Carapelle, Francesco Cannone, che guidava l’Audi che travolse la Fiat Panda di Camilla e dopo i rilievi e gli accertamenti effettuati sul luogo dell’incidente dai periti del Tribunale di Foggia, il 10 marzo scorso, non c’è l’ombra di un provvedimento giudiziario, per far comprendere ai tanti spericolati del volante all’opera nelle strade del capoluogo che ci sono delle leggi e che devono essere rispettate.

«Nessuna misura cautelare – denuncia nel post Mario Aiezza -, nonostante fosse evidente sin dalle prime immagini che la macchina fosse come un proiettile sparato ad altezza uomo. Se vai cosi forte, in Città, in una strada del genere, lo metti in conto che puoi uccidere», scrive ancora il giovane compagno di Camilla che poi aggiunge: «Nessuna misura cautelare, nonostante fosse stato sin da subito evidente la personalità del soggetto, dedito alle folli corse in auto e all’ostentazione di una vita a dir poco al limite. Lo dicevano i suoi video sui social».

Aiezza insiste concludendo: «Nessuna misura cautelare. È legittimo, ma un tantino strano visto che spesso se ne abbonda».

Sono parole dure, piene di amarezza è delusione, di chi ha perso l’amore di una vita, sì, ma anche di chi ha fatto del Diritto una professione e quel Diritto vuole vederlo applicato, in modo efficiente e in tempi ragionevoli. E sette mesi senza progressi nel procedimento sono, francamente, eccessivi.

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